Si sente sempre più parlare di IoT (Internet of Things, Internet delle Cose) e di oggetti smart, ma cosa significa esattamente

L’IoT si riferisce all’insieme di oggetti “intelligenti” e dotati di connessione ad internet che sono capaci di scambiare autonomamente informazioni fra di loro, rilevando dati attraverso dei sensori e comunicandoli agli altri oggetti nella rete.

Spesso però immaginare un frigorifero o il forno a microonde connessi alla rete ci lascia perplessi, perché in effetti non è molto chiaro il motivo per cui un tostapane dovrebbe essere in grado di comunicare con qualcuno, giusto?

Ma pensate a come sarebbe svegliarsi al mattino, trovare il caffè appena fatto perché la caffettiera è stata attivata dalla vostra sveglia, che a sua volta ha deciso di suonare 15 minuti prima del solito perché i sensori sparsi per la città le hanno comunicato che ci sono dei lavori in corso lungo la strada che farete per andare a lavoro. Inoltre, non appena sarete vicini alla destinazione, il navigatore vi segnalerà tutti i parcheggi vuoti nei dintorni.

Niente male!
Sarebbe inoltre possibile monitorare il consumo energetico di ciascun elettrodomestico, programmarne spegnimenti e accensioni con il nostro intervento o meno (ad esempio, accendere il forno tramite lo smartphone quando si esce dall’ufficio, o fare in modo che si accenda da solo quando il GPS rileva che siamo a 10 minuti dalla nostra abitazione, oppure ordinare automaticamente i nostri prodotti preferiti quando il frigo inizia a svuotarsi…).

Questi utilizzi quotidiani e domestici sono sicuramente interessanti, ma proviamo a pensare a come potremmo applicare questo principio ai settori produttivi, ad esempio in agricoltura: i sensori collocati in un campo possono rilevare i livelli di umidità e temperatura, regolando autonomamente l’irrigazione in base alle reali necessità delle piante e riducendo drasticamente il consumo di acqua, ma anche dosare con precisione fertilizzanti e altri trattamenti.

Nel settore industriale invece, le applicazioni riguardano il monitoraggio dell’intero processo produttivo, dal rifornimento autonomo dei magazzini alla diagnostica in tempo reale di qualsiasi problema dei macchinari.

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Ma non solo: la diffusione di elettrodomestici e macchinari smart potrebbe facilitare enormemente i produttori anche attraverso l’analisi dei dati raccolti durante l’utilizzo. Ad esempio, un produttore potrebbe monitorare i dati raccolti da ciascun singolo prodotto venduto, scoprire che pochissimi utenti utilizzano una certa funzione e quindi eliminarla nei modelli futuri, o che il suo prodotto tende a funzionare meno bene in determinate condizioni, e quindi correggere il problema; oppure, se i dati rilevati da un elettrodomestico mostrano che viene usato spesso di notte, il produttore potrebbe investire nel cercare di rendere il prodotto più silenzioso possibile, e così via.

Molte di queste funzionalità sono già disponibili ed in funzione
L’unico limite al momento è rappresentato dalla loro diffusione, soprattutto nei casi in cui è necessaria una rete di sensori ben sviluppata (sarebbe difficile sfruttare un navigatore che ci indichi dove parcheggiare, se i sensori per i posti vuoti coprono pochissimi parcheggi) oppure che la quantità di prodotti smart venduti sia sufficiente per poter usare i dati raccolti ai fini statistici… ma la strada da percorrere per una realtà davvero smart non è lunga come sembra!