Ormai sappiamo tutti che cosa si intende per pirateria online: in linea generale, è un’attività illegale che provoca un notevole danno economico alle aziende che invece hanno i diritti riservati del prodotto o servizio, ma come difendersi? La piattaforma “Piracy Shield” nasce proprio per contrastare la pirateria. Continua a leggere, ti spiego come funziona!

Cos’è e come funziona la piattaforma

Piracy Shield è la piattaforma creata dalla startup milanese Sp Tech e messa a disposizione dall’Agcom (autorità garante delle comunicazioni) per contrastare tutte le forme di pirateria online e quindi tutelare i contenuti con diritto d’autore; attualmente si concentra sugli eventi sportivi in diretta.

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Il sistema pensato da Agcom prevede che i detentori dei diritti si muovano per primi denunciando i siti pirata da bloccare sulla piattaforma Piracy Shield, che prevede obbligatoriamente una procedura di accreditamento sul portale APS. Sulla piattaforma è poi sufficiente caricare l’indirizzo IP e delle prove della violazione; a questo punto saranno i tecnici della piattaforma a dover bloccare il sito, ovvero renderlo irraggiungibile, entro trenta minuti. Questo strumento è l’unica modalità che al momento permette di intervenire sulle dirette in tempi brevi

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I limiti della piattaforma

La piattaforma è attiva da poco più di due mesi e già ci sono stati diversi problemi. Il motivo principale riguarda gli indirizzi IP: ci sono state diverse segnalazioni perché siti completamente estranei alla pirateria sono stati oscurati. Il problema è piuttosto importante per due motivi:

  • Il primo è che, come noto, ad un indirizzo IP possono corrispondere più domini. Usando un paragone semplice: ad un indirizzo con un civico preciso corrispondono più appartamenti. Per questo motivo bloccando un indirizzo Ip l’effetto collaterale peggiore, che si è già ripetuto più volte, è bloccare anche domini che non c’entrano niente, oltre al fatto che gli indirizzi Ip sono facilmente modificabili e quindi chi ha interesse può tornare online in poco tempo.
  • Il secondo motivo è che dopo 5 giorni il blocco non si può più rimuovere e questo rappresenta un doppio problema: il primo per eventuali errori commessi nel bloccare siti sbagliati e il secondo perché gli indirizzi IP sono un numero finito.

Come si evolverà questa situazione

Di recente si sono riuniti il presidente di Agcom Lasorella e le commissioni Trasporti e Cultura per fare il punto sulla situazione di Piracy Shield. Il presidente di Agcom ha ammesso le difficoltà per risolvere alcuni problemi, tra cui l’interazione con i motori di ricerca. Google per il momento ha deciso di non seguire la procedura di accreditamento su APS ma ha proposto di aprire un canale dedicato per le segnalazioni, anche perché non vuole intervenire con un blocco locale. Sono state fatte anche diverse proposte per migliorare il sistema, tra cui quella della pubblicazione degli indirizzi IP colpiti in modo da agevolare i reclami in caso di errore come nel caso di Phishing Army, che si adopera per la protezione dalle minacce di phishing.

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Dunque, nonostante i vari problemi di diversa grandezza che sono emersi fin da subito e le conseguenti polemiche è chiaro che siamo all’inizio di un percorso che comunque ha già cambiato l’approccio verso questo tipo di illeciti. Questa piattaforma e il sistema messo in atto saranno sicuramente migliorati in futuro, basta pensare all’imminente espansione del raggio d’azione su TV, film e ogni tipo di violazione del diritto d’autore. Non ci resta che aspettare. 

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