Il Digital Networks Act (DNA) non è un semplice aggiornamento normativo, ma una vera e propria riforma che mira a ridefinire le regole del gioco per l’intero settore delle telecomunicazioni in Europa. Il DNA è già oggetto di discussione e presenta implicazioni significative per tutte le imprese del settore: continua a leggere per scoprire tutto ciò che devi sapere sul Digital Networks Act e il suo impatto sul futuro delle telecomunicazioni in Europa!
Che cos’è il Digital Networks Act?
La Commissione Europea ha proposto il Digital Networks Act (DNA) come una riforma ambiziosa delle normative sulle telecomunicazioni europee. In sostanza, il DNA mira a unificare le telecomunicazioni europee, eliminando la frammentazione normativa e creando un mercato unico delle telecomunicazioni.
Le radici di questa iniziativa affondano in anni di dibattiti su un problema sempre più evidente: il progressivo indebolimento della posizione competitiva dell’Europa nel settore delle telecomunicazioni. In particolare, dal libro bianco della Commissione “How to master Europe’s digital infrastructure needs?” del 2024, erano emersi dati negativi per quanto riguardava l’adozione dell’FTTH, che puoi approfondire nel mio articolo Switch-off rame: a che punto è l’Italia? e la copertura del 5G standalone, fermo al 20%. In particolare, l’Unione Europea ha individuato che il principale ostacolo allo sviluppo del mercato tlc europeo sono la frammentazione del mercato e la burocrazia, che rallenterebbero il ritorno degli investimenti e quindi ostacolerebbero la possibilità di attirarne di nuovi.
Vediamo quali sono gli obiettivi di questo Digital Network Act:
- Semplificazione normativa e riduzione degli oneri per le società di telecomunicazioni: l’idea è snellire la burocrazia e stimolare gli investimenti, armonizzando regole e autorizzazioni a livello europeo
- Fair share per il finanziamento delle reti, ovvero creazione di accordi o collaborazioni che possano garantire visibilità e sostenibilità degli investimenti finanziari per l’aumento esponenziale del traffico dati
- Deregolamentazione dell’accesso alla fibra e indicazione di una data per lo switch off definitivo del rame, favorendo così una diffusione più rapida e capillare della banda ultralarga
- Revisione delle politiche sullo spettro radio per una gestione più efficace: l’intenzione è superare i confini nazionali, accelerare l’assegnazione delle frequenze e bilanciare gli interessi europei e nazionali, senza escludere l’allungamento delle licenze esistenti
- Inclusione delle reti sottomarine e satellitari: si punta a creare un sistema di autorizzazioni più rapido e coordinato per le riparazioni dei cavi sottomarini e a promuovere la collaborazione tra fornitori di servizi satellitari, operatori di telefonia mobile e produttori di dispositivi, il tutto nel pieno rispetto delle normative europee.
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Punti di discussione e opposizioni
La Commissione Europea ha dato il via a una fase di consultazione pubblica, detta Call of evidence, che si è chiusa l’11 luglio: i contributi ricevuti saranno fondamentali per la stesura del documento finale, la cui adozione è prevista entro la fine del 2025.
Tuttavia, se molti vedono il DNA come un’opportunità per rendere il mercato delle telecomunicazioni più semplice e moderno, non tutti sono concordi con questa proposta: in particolare, l’Aiip, l’Associazione Italiana degli Internet Provider, ha lanciato una campagna per fermare il DNA, nota come #StopDNA. L’Aiip sostiene infatti che il DNA possa avere l’effetto di porre fine all’ecosistema delle comunicazioni aperte e ridurrebbe la competitività, in favore di un oligopolio delle grandi società.
Dunque, sebbene il dibattito sia ancora aperto, è chiaro che la Commissione Europea punti a creare un mercato più integrato, efficiente e competitivo con il DNA. Nei prossimi mesi sarà fondamentale restare aggiornati e monitorare le evoluzioni normative e le reazioni degli operatori di settore.
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